giovedì 27 gennaio 2011

je me rappelle...la "cremina" calda della nonna, a merenda

Je me rappelle... Proust, Bergson, il tempo ed i ricordi che vanno e vengono, foglie che galleggiano mosse da una lenta risacca. I cibi ed i profumi, come quello famoso delle madeleines, sono forse tra le presenze più dolci e più care nel mare della memoria. Tra quelli a cui io sono più affezionata, legati alla figura della nonna che preparava le merende, c’è la ricetta della “cremina”, calda coccola nelle lente e buie giornate d’inverno, che diventava obbligatoria se avevo il raffreddore!!! Non è altro che una crema pasticcera leggera, ma col suo strano modo di venir servita, pallida e allargata come una luna piena nel piatto della minestra, aveva un suo fascino specialissimo! Si mangiava calda e se faceva freddo si teneva in mano il piatto per scaldarsi le dita!

Ecco le dosi: una tazza di latte, un uovo intero, 2 cucchiai di zucchero, due cucchiai di farina, buccia di limone (il giallo). Si mescola bene il tutto e si porta a bollore. A quel punto si versa la “cremina” in un piatto da minestra e si lascia riposare un poco perché si raffreddi e si formi “la pelle”... ma forse quella piaceva solo a me!

3 commenti:

  1. onnivora ma piddicchiusa27 gennaio 2011 alle ore 01:06

    sperimenterò la ricetta della cremina che somiglia tanto al ripieno della "crostata della signora Gatto". non chiedermi chi sia costei, la ricetta ha questo titolo nel vecchio ricettario di mia madre. so solo che non è un nome inventato. in ogni caso il cognome è azzeccato perfettamente con te nisetta :-) cade a fagiolo come si suol dire...

    eppperò non riesco a non condividere con voi quella che è la mia petite madeleine.
    anche il mio è un ricordo con il nonno. il mio nonno preferito (le preferenze sono una roba esplicita nella mia famiglia :-) con gli occhi blu e il respiro affannoso, altissimo e magrissimo. e tanto dolce, come le sue merende! il mio nonno preferito abitava al terzo piano in un palazzo senza l'ascensore. quando passavamo a trovarlo in certi giorni d'estate caldi e assolati ci fermavamo a giocare nel cortile e dopo un po' arrivava puntuale il suo cestino di vimini calato dall'alto con una corda di spago bella spessa. e dentro il cestino c'era un migliaio di calorie in zuccheri vari. un latte di mandorle denso e profumatissimo in una bottiglia verde scuro con il tappo a molla, bicchieri grandi e trasparenti, panini caldi e rotondi con sopra attaccati dei piccoli pezzetti di zucchero. e appena finito il banchetto il cestino risaliva su al terzo piano un po' più leggero, nonno lo tirava su con una mano sola e con l'altra salutava tutti noi "pinnetti" che riprendevamo a correre e a giocare più sfrenati di prima. quei pezzetti di pane dolce imbevuti di latte di mandorla non li ho più provati né ho più sentito in giro l'odore di quelle estati calde passate a correre nel vento su un "cucuzzolo" chiamato catanzaro.

    le dosi: un nonno preferito, latte di mandorla da fare in casa con i panetti e non quello comprato (per i grammi sperimentare finché non viene disgustosamente dolce e denso), bicchiere rigorosamente di vetro, panini caldi e zuccherini. e poi una bella corsetta in cortile per smaltire gli zuccheri!!!

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  2. mmmm.... ho l'impressione che l'ingrediente fondamentale sia il "nonno preferito", sbaglio? mi sembra di vedere la scena, per come la racconti, con la luce intensissima dell'estate e i bicchieri con la condensa fuori, che bagnano le mani a tenerli stretti.

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  3. onnivora ma piddicchiusa27 gennaio 2011 alle ore 22:13

    già già il nonno preferito è il primo ingrediente!
    senza non si può fare....

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